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Il cuore rivelatore

Per chi va sempre di fretta e, non avendo il tempo di fermarsi a leggere il mattone che rimane da mesi sul comodino, si lascia cogliere dai sensi di colpa ogni volta che ci passa accanto, qualche uomo meraviglioso ha inventato i racconti, perché non avere molte ore da dedicare alla lettura non significa voler rinunciare ad estraniarsi dalla propria realtà e immergersi nella storia di qualcun altro per qualche attimo.



Probabilmente la mente di uno psicopatico assassino, non è esattamente il luogo più indicato in cui perdersi, ma sia agli amanti del genere horror/thriller, che a chi è meno avvezzo a simili letture, consiglio “Il cuore rivelatoredi Edgar Allan Poe, in quanto esperienza totalmente immersiva.


Si sa, ogni distorsione dell’animo, tutto ciò che è macabro, strano, inquietante o maligno, esercita sempre un fortissimo fascino sull’umano, soprattutto quando un soggetto del genere si lascia modellare e svelare dalle parole di uno dei più grandi maestri della letteratura dell’orrore.


Venendo al racconto in questione, esso si presenta in forma di monologo, è, infatti, proprio l’omicida, protagonista della storia, a dare impulso alla narrazione degli eventi nel tentativo di affermare la propria lucidità e, dunque, di confutare la follia di cui si sente accusato. In effetti egli sembra proprio un imputato seduto al banco, intento nella narrazione di ogni particolare che lo ha condotto a trovarsi lì, sostenendo da principio una tesi a suo avviso inoppugnabile, ma presentando, egli stesso, parola dopo parola, la propria assoluta dissennatezza.


A sostegno della propria tesi di lucidità egli riporta la precisione con cui progetta e attua l’omicidio di un anziano suo convivente, afferma di non essere stato spinto da sentimenti di odio verso il malcapitato, anzi di provare addirittura affetto nei suoi confronti. Nemmeno il denaro sarebbe complice dell’omicidio, ma un’idea, malsana e insistente che si è fatta strada nella sua mente fino a non permettergli più di liberarsene: un odio profondissimo per l’occhio, probabilmente cieco, del vecchio, un occhio blu, opaco, macchiato, che gli suscitava un disagio insopportabile, così tanto da volersene liberare per sempre. E quale modo migliore di sbarazzarsene se non uccidendo il vecchio?


Segue la narrazione di ogni particolare del piano sapientemente attuato, fino all’arrivo della polizia, chiamata da un vicino, che porterà il carnefice a lasciarsi tradire e accusare dalla sua stessa nevrosi.


Articolo a cura di: Miriam Stillitano



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