Il cantautore figlio unico d’Italia: Rino Gaetano
Se lo scorso anno, precisamente il 29 ottobre, abbiamo celebrato i 70 anni dalla nascita del cantautore calabrese Salvatore Antonio Gaetano – in arte Rino Gaetano – quest’anno ci troviamo a ricordare il suo precoce trapasso, avvenuto il 2 Giugno del 1981 a soli 31 anni. La sua dipartita non è considerata così trasparente dal grande pubblico: diverse teorie si sono infatti affiancate alla versione ufficiale dei fatti di quella notte, considerata troppo poco limpida.

Di rientro dopo una serata nei locali di Roma con gli amici, Rino Gaetano stava rincasando quando – forse a causa di un colpo di sonno, forse a causa di un malore – invade la corsia di senso opposto; il camionista che si trovava nella corsia opposta ha tentato di catturare l’attenzione del cantautore, ma l’impatto fatidico non poteva essere evitato. L’artista entra subito in coma e viene trasportato al Policlinico Umberto I, dove vengono individuate diverse fratture, di cui la più grave è quella alla base del cranio e che richiede una craniolesi; tuttavia, il Policlinico non è attrezzato per un intervento del genere, quindi inizia la ricerca di ospedali con una sala operatoria attrezzata e adeguata. Quando la si trova, al Gemelli, è già troppo tardi: alle 6 del mattino, a circa due ore di distanza dall’incidente, Rino Gaetano muore, lasciando un vuoto nel mondo della musica che si era guadagnato correndo contro la volontà della madre di prendere il posto fisso in banca.
Una delle prime teorie nate mette al centro la canzone inedita La ballata di Renzo, nella quale il cantautore narra di come il ragazzo muoia in maniera analoga alla sua e di come anche Renzo venga rifiutato da ben tre dei cinque ospedali romani contattati la notte del 2 Giugno:
“La strada era buia, s’andò al S. Camillo
e lì non l’accettarono forse per l’orario,
si pregò tutti i santi ma s’andò al S. Giovanni
e lì non lo vollero per lo sciopero”
Pochi anni fa, in un’intervista, la sorella del cantautore Anna ha dato ulteriori chiarimenti riguardanti quella notte che rendono nulla la teoria, affermando che, non appena estratto dalla sua Volvo distrutta, Rino venne portato al Policlinico Umberto I poiché era l’ospedale più vicino e che neanche gli altri ospedali contattati erano in possesso dell’attrezzatura necessaria per una craniolesi.
Una diversa teoria venne invece elaborata da Bruno Mautone, avvocato campano il quale afferma, nei suoi libri sulla morte di Rino Gaetano, di essere in possesso di prove che coinvolgono i servizi segreti alla scomparsa dell’artista, di cui numerosi amici sarebbero in realtà agenti segreti che agivano per conto della CIA e dei servizi segreti italiani, amicizie che deluciderebbero i testi delle canzoni di Rino Gaetano, i quali si riferiscono ad eventi sconvolgenti di quegli anni.
La teoria non finisce qui: Mautone sostiene inoltre che il cantautore calabrese fosse un membro della massoneria e quindi fosse a conoscenza di informazioni riservate e che frequentasse ambienti politici. Questa parte della teoria fonda le sue basi sull’amicizia tra Rino Gaetano ed Elisabetta Ponti, la quale era figlia del medico Licio Gelli, reputato capo della loggia massonica P2; prove che rendano concreta la sua teoria sulla morte di Rino Gaetano, però, l’avvocato Mautone non ne ha.
Lo stesso Gaetano aveva affermato durante un suo concerto:
“C’è qualcuno che vuole mettermi il bavaglio! Io non li temo. Non ci riusciranno, sento che in futuro le mie canzoni saranno cantate dalle prossime generazioni che, grazie alla comunicazione di massa, capiranno che cosa voglio dire questa sera. Capiranno e apriranno gli occhi, anziché averli pieni di sale”
Per quanto si possa credere o meno alla versione ufficiale, un artista del calibro di Gaetano va ricordato e celebrato in ogni caso: in seguito a una collaborazione con la famiglia Gaetano, il prossimo 25 giugno uscirà la raccolta Istantanee e Tabù, nella quale sarà pubblicato l’inedito Io con Lei insieme con i primi demotape e versioni diverse dei classici dell’ironico Rino Gaetano.
Articolo a cura di: Claudia Crescenzi