Guerra delle Falkland, quando il conflitto diventa espediente politico
Il conflitto minore che interessò nell’82 l’arcipelago delle Malvine – comunemente note in Europa come Isole Falkland – Georgia del Sud e Isole Sandwich Australi, risulta uno dei più controversi del secolo scorso, certamente il più determinante nel contesto Britannico dopo la Crisi di Suez, la quale ne segnò definitivamente, anni addietro, l’epilogo della centenaria esperienza imperialista.

Chi furono i protagonisti di questo evento, ancor prima che storico, politico? Innanzitutto l’arcipelago stesso e i suoi abitanti, soggetti, durante il corso della storia moderna, ad una lunga impresa coloniale che vanta fra i suoi contendenti Francia, Spagna e, più recentemente, Argentina e Gran Bretagna. Benché la prima, difatti, rivendicasse durante lo scontro il desiderio popolare degli isolani di poter essere riannessi al territorio originario, i residenti dell’arcipelago si mostrarono, al contrario, determinati a mantenere lo status di cittadini Britannici dallo scoppio del conflitto sino alla sua, relativamente celere, conclusione. Non soltanto l’Argentina, ma entrambe le potenze rivali, sfruttarono l’occasione invitante di un conflitto bellico di ridotta entità col fine ultimo di accrescere e consolidare il consenso interno alla nazione. La tecnica appare, in maniera alquanto preoccupante, similare alla smania imperialista che precedette le Guerre Mondiali, tipicamente intervallate dall’identificazione di un nemico comune sul quale riflettere le drammatiche problematiche caratteristiche della nazione, al di fuori dei propri confini.
Il prologo dello scontro, dunque, dimostra delle particolari affinità tra le due contendenti, fra le quali primeggiano la crisi istituzionale degli Stati sovrani e la posizione strategica che contraddistingue le isole, riconosciuta in maniera preponderante durante il primo conflitto d’entità globale e successivamente rafforzata ulteriormente a causa delle carezzevoli potenzialità economiche che offrono. L’Argentina presenta un quadro politico a dir poco desolante nell’82: guidata da una dittatura militare protrattasi per sei lunghi anni e connotata dall’alternarsi di governatori la cui caratura politica è certamente discutibile, lo stato sudamericano è piegato dalla ferocia di un gerarca militare autoproclamatosi presidente a vita: Leopoldo Galtieri. Dopo aver militato a lungo nella dittatura ed aver contribuito alla dissoluzione delle prime due formule governative instauratesi dopo il ’76, Galtieri assume il comando della nazione e fonda la sua “politica” sulla repressione e l’anticomunismo, incentivando il tristemente noto fenomeno dei “desaparecidos”. L’invasione delle Falkland si dimostra, pertanto, uno stratagemma utile a rivendicare un patriottismo apparentemente spento nel Paese e distogliere l’attenzione dei cittadini dal dissesto economico argentino.
Dal canto suo, la Gran Bretagna non presenta una situazione altrettanto infelice, tuttavia il primo governo Thatcheriano riscontra un crescente calo del consenso elettorale a seguito delle manovre economiche promosse, aspramente criticate dalle classi meno abbienti. La prima ministra, infatti, si impegnò in una serie di politiche particolarmente efficaci, seppur discusse, atte a sanare il bilancio pubblico e frenare l’inflazione galoppante, ma che si scoprirono disastrose in ambito sociale. Il ruolo ricoperto da Margaret Thatcher risulta particolarmente complesso, le è richiesto di dotare l’economia di un motore propulsivo, capace di superare anche la crisi petrolifera che contraddistinse il Regno Unito negli anni ‘70/’80. La premier UK individua la soluzione nella scelta liberoscambista e in una riduzione della presenza dello Stato, favorendo l’economia, ma distruggendone alcuni settori improduttivi come quello manifatturiero e provocando un drastico aumento del tasso di disoccupazione. L’invasione argentina delle Falkland, diviene ben presto un’ottima opportunità politica.
Questo evento, apparentemente insignificante, si rivela piuttosto illuminante circa la situazione dello scacchiere politico europeo e globale negli anni ’80. Sebbene lontano, lo spettro della guerra è ancora vivido nell’immaginario collettivo e, se sfruttato consapevolmente, può trasformarsi in una manovra politica deplorevole, ma astuta. La Guerra delle Falkland, di fatto, avrebbe concesso al vincitore un lustro politico considerevole, intensificandone a dismisura il consenso popolare e in tal senso l’intervento indiretto degli Stati Uniti, si dimostrò, inoltre, cruciale. La storia ci insegna che il governo della Thatcher ebbe vita più lunga dopo aver conseguito una vittoria ancor più che militare (basti pensare che in un conflitto di così breve durata persero la vita 907 persone), politica, che le consentì di prolungare la sua influenza sulla scia di un’impresa che di patriottismo dimostra ben poco.
Articolo a cura di: Antonino Palumbo