Gli interessi di Mosca nel Caucaso
La regione geografica del Caucaso, chiamata così per via dell’omonima catena montuosa, viene spesso indicata come l’ultima frontiera tra il Vecchio Continente e l’Asia. Negli ultimi secoli, questa regione è stata oggetto del controllo quasi ininterrotto della Russia. Iniziò nel XIX secolo con la Russia zarista un vero e proprio processo di “occidentalizzazione” del Caucaso, regione che storicamente, apparteneva all’influenza del Medio Oriente, specialmente quella ottomana e persiana. Infatti, verso l’inizio del suddetto secolo, gli storici imperi sopracitati entrarono in una profonda crisi, favorendo così l’ascesa russa.

Il primo Paese che entrò a far parte della Russia fu la Georgia nel 1801, sotto il regno dello zar Alessandro I. Lo stesso zar intraprese nel 1804 una guerra contro i persiani, culminata con la vittoria russa e con l’annessione del Daghestan, dell’Armenia e dell’Azerbaijan. Dopo quasi mezzo secolo di dure battaglie tra ottomani e popolazioni caucasiche (circassi, osseti, ceceni), i russi conquistarono definitivamente tutta la regione. L’influenza esercitata sulla regione crebbe ulteriormente con la nascita dell’U.R.S.S.
Il dominio sovietico è continuato per altri settant’anni, fino al 1991, quando in seguito al crollo dell’U.R.S.S., le tre repubbliche del Caucaso (Georgia, Armenia e Azerbaijan) proclamarono la loro indipendenza. Non fatevi ingannare: pur avendo ottenuto l’indipendenza, le tre repubbliche hanno continuato e continuano tutt’ora, a subire l’influenza russa. Per una serie di fattori storici, politici e culturali che legano Mosca al Caucaso, ma soprattutto perché il governo russo conosce l’importanza della regione che esercita un ruolo chiave sotto molti punti di vista, verso la quale la Russia nutre ancora grandi interessi economici e geostrategici.
Per queste ragioni, Mosca ha sempre cercato di mantenere saldi i rapporti con le repubbliche del Caucaso, mediante la diplomazia e accordi cooperativi e in più di un’occasione mediante “arbitro” tra i vari conflitti etnici nella regione. Così la Russia ha saputo giocare bene le sue carte e diventare una vera e propria potenza regionale.
Tuttavia, la Russia non aveva fatto conto di una cosa: la grande instabilità etnica della regione. Le due guerre del Nagorno Karabakh tra Armenia e Azerbaijan, le guerre in Cecenia, il conflitto russo-georgiano sono solo tra i pochi esempi, ma andiamo con ordine.
Possiamo immaginarci il Caucaso come un grande condominio, pieno di famiglie che si squadrano con diffidenza, pronte ad attaccar briga per la minima ragione; e la Russia che svolge il ruolo di amministratore di condominio. In seguito alle due guerre con gli osseti del sud e gli abkhazi, il governo georgiano espresse chiaramente il proprio disappunto sulla gestione russa, arrivando così nel 2008 ad interrompere ogni rapporto diplomatico con Mosca e proseguendo una politica di avvicinamento all’UE, culminato nel 3 marzo scorso con la richiesta di adesione all’Unione.
Europea da parte della repubblica caucasica. Questa scelta era dovuta in parte al timore di un possibile intervento armato russo nei confronti della Georgia dopo aver invaso l’Ucraina.
Sulla questione riguardante l’Ossezia del Sud e l’Abkhazia, Mosca riconosce l’indipendenza di queste due regioni che, formalmente, fanno parte della Georgia e non sono riconosciute dalla Comunità Internazionale. La Russia ha intensificato i rapporti diplomatici e commerciali con queste due repubbliche, assumendosi l’incarico di salvaguardarne i confini e mantenendo lo status quo.
Discorso a parte è quello armeno. L’Armenia è schiacciata in mezzo a Turchia e Azerbaijan, storici nemici della piccola repubblica, che mirano da sempre a sabotarne la stabilità. Del rapporto tra Armenia e Azerbaijan ne ho parlato in un post sulla mia pagina dove approfondiamo le relazioni tra i due Paesi.
Nonostante l’evidente difficoltà russa nel mantenere rapporti stabili e duraturi nelle repubbliche e la scontentezza di queste ultime nei modi di risoluzione di Mosca, ancora oggi il Caucaso resta sotto un’inquietante influenza russa, che tiene stretta la regione ad un guinzaglio che si fa sempre più stretto.
COLLABORAZIONE - Articolo a cura di: Giulio Maria Cignarale di @_geostoricamente_