Exuvia: l'ottavo album di Caparezza
Nel nuovo album Michele Salvemini, alias Caparezza, si mette a nudo, lasciando la sua vecchia muta per abbracciare una nuova versione di sé e dell’arte a cui è devoto.
Sono passati quattro anni dall’”evasione” di Caparezza dalle gabbie di ‘Prisoner 709’ e ora torna con un nuovo album, il suo ottavo: ‘Exuvia’. Michele Salvemini è un artista senza certezze, ma su una cosa è sicuro: il prossimo album è complesso tanto quanto il percorso con cui si è arrivati alla sua registrazione. Dai primi giorni dell’atteso annuncio quello che ha lasciato più colpiti i fan è il titolo dell’ottava fatica del genio di Molfetta. “Exuvia” è una parola di derivazione latina che indica la fase di transizione che subiscono gli insetti quando mutano la propria pelle, come lo stesso Caparezza fa in questo nuovo album per raccontare la sua personale trasformazione, il suo viaggio dal passato al presente, il distacco e la fuga da quello che era e che non sarà più.
Il nuovo album, uscito il 7 maggio 2021, conta 14 brani scritti, composti e prodotti da Caparezza e mixate da Chris Lord-Alge:
«L’exuvia è la muta dell’insetto, ovvero ciò che rimane del suo corpo dopo aver sviluppato un cambiamento. Quando osservo i miei video, quando ascolto le mie canzoni e quando rileggo i miei testi penso sempre che non mi appartengano più, come un’exuvia. E allora questo disco vuole essere una fuga dalla mia exuvia, una sorta di iniziazione alla vita in una forma diversa»

Il suo “fu” dal quale ha tentato di fuggire in questi anni, senza riuscirci, e con cui oggi fa pace, è un altro “se” che si chiama Mikimix, la sua prima muta artistica, risalente agli anni 90, fautore di tormento e destinatario di assiduo ripudio da parte dell’artista, critico verso quell’”io” Freudiano che oggi può finalmente godere di un perdono annunciato al pubblico con la canzone “Campione dei Novanta”.
«Se sono qui adesso lo devo anche quel mezzo passo falso. Per me un mezzo passo falso perché ho iniziato dalla parte sbagliata. Il rap nasceva nei centri sociali, in un ambito molto combat, e io facevo Castrocaro. Se penso a quel periodo penso a un periodo in cui mi mordevo le dita.
[…]
Il mio rito di passaggio è stato immaginare un viaggio espiatorio nella foresta. Il mio disco precedente, Prisoners 709, era ambientato in una prigione (mentale) e si concludeva con la mia evasione. Il nuovo album parte da quel momento: la prigione è alle mie spalle e la foresta è davanti a me, pronta ad accogliermi. Da sempre la foresta è un luogo di ispirazione letteraria basti pensare al bosco di Charles Perrault o alla selva oscura di Dante Alighieri».
Caparezza rilascia alla stampa un interessante pensiero sul mondo dei social e sulla recente polemica sollevata da Fedez al Concerto del Primo maggio, restando disilluso su possibili cambiamenti nel prossimo futuro:
«Il suo discorso credo sia condivisibile, non ci sono punti su cui obiettare. Anzi, sono sorpreso che abbia suscitato clamore. Non ho sentito dire una cosa fuori di testa. Poi Fedez sicuramente ha molta audience e quindi se ne sta parlando. Ma su quel palco le posizioni si sono prese sempre, è un palco deputato alla presa di posizione che a volte rischia di diventare retorica. Io vedo nel futuro e so già cosa succederà: non succederà niente. Il polverone si abbasserà, in attesa di un altro. Non si parlerà mai del contenuto, ma solo dell’intervento».
A quel punto il rapper di molfetta ricorda di quando era lui a trovarsi nell’occhio del ciclone dopo l’esibizione al concerto del primo maggio 2008:
«Anche io ho avuto i miei problemi, quando ho scritto ‘Vieni a ballare in Puglia' non pensavo potesse creare problemi, invece mi ha portato in prima della Gazzetta del Mezzogiorno perché alcuni assessori si chiedevano se fosse giusto o meno che la gente venisse ai miei concerti, chiesero di boicottarmi, opponendosi anche a un premio che stavo avendo da Legambiente».
Ma alla fine, il risultato sarà un nulla di fatto: «Poi che non succederà nulla, il polverone si abbasserà in attesa di altro, non si parlerà del contenuto ma solo dell'intervento, fino al successivo».
L’artista inoltre si pronuncia su un altro tema di grande attualità che è il disegno di legge Zan, con riferimento particolare alla tendenza spopolata sui social di condividere una foto della propria mano contenente l’acronimo del provvedimento in questione:
«Io sono a favore del ddl Zan, ma ho perso fiducia verso queste cose che ho fatto per tanti anni ma non le ho mai viste arrivare da nessuna parte. Sono manifestazioni giuste, ma io preferisco le cose concrete. Dove c’è qualcosa di concreto, allora comincerò a porre la mia attenzione».
È un Caparezza diverso, un artista nuovo e ormai lontano dal suo passato. Non ci resta che entrare ora nel suo nuovo mondo, quello che l’artista mette a nudo nel suo ottavo lavoro: Exuvia. Che la trasformazione abbia inizio.
Articolo a cura di: Giuseppe Mafrica
Fonti: La Presse; Leggo; Rockon; Rockol; Radio Deejay