Educazione finanziaria
Aggiornamento: 27 ott 2020
Dal 2018, ottobre è il mese dedicato all’educazione finanziaria: questa iniziativa è stata creata con lo scopo di avviare iniziative di qualità volte ad ampliare le competenze della popolazione, affinché sia in grado di pianificare misure coerenti con le proprie esigenze e condizioni economiche.

Dal 1 al 31 ottobre associazioni, istituzioni, imprese, università, scuole, fondazioni e pubbliche amministrazioni organizzano iniziative culturali, conferenze e webinar, per trattare temi finanziari, assicurativi e previdenziali. L’acquisizione di competenze finanziarie basilari è necessaria per potersi tutelare nelle scelte di consumo e di gestione dei propri risparmi, i comportamenti messi in atto hanno un grande impatto sulla qualità della vita, sia di individui che di famiglie. Osservando i dati, l’Italia non fa una bella figura. Un report di Standard & Poor’s datato 2015 ha mostrato che nel confronto internazionale gli italiani sono tra gli adulti meno preparati: solo il 37% conosce almeno tre concetti tra inflazione, tasso di interesse, capitalizzazione composta e diversificazione del rischio, contro una media UE del 52%. Il livello di conoscenza finanziaria non è uniforme in tutta la popolazione. Gli uomini presentano livelli di consapevolezza finanziaria maggiori delle donne, anche se il gap è minore rispetto ad altri paesi dell’area OCSE: le donne altamente istruite hanno punteggi di conoscenza finanziaria inferiori rispetto ai loro coetanei maschi. L’istruzione rimane però uno dei fattori più importanti per garantire livelli adeguati di comprensione dei concetti finanziari, i quali diminuiscono al calare del titolo di studio e raggiungono i livelli più bassi tra i non lavoratori.
Chi è l'analfabeta finanziario?
Secondo l’economista Annamaria Lusardi, capo del Comitato per l’Educazione Finanziaria e il Risparmio, per dire che una persona è analfabeta dal punto di vista finanziario, questa non deve conoscere i seguenti tre argomenti a livello base:
Movimenti dei tassi d’interesse: conoscere come i tassi d’interesse dei prestiti e delle obbligazioni possono cambiare nel tempo.
Percezioni del rischio: essere in grado di rendersi conto quando ci si trova in una situazione più o meno rischiosa.
Inflazione: saper comprendere l’effetto di questo fenomeno e come va ad intaccare i propri risparmi futuri.
Il bassissimo livello di conoscenze si trasforma in una scarsa propensione agli investimenti (e al rischio). Il fatto che nel Paese i mercati finanziari interessano solo una piccola minoranza rappresenta un grosso limite per lo sviluppo dell’economia. Per la maggior parte degli italiani investire in Borsa è come giocare d’azzardo: questi, infatti, non vogliono nemmeno avvicinarsi al mondo dei mercati finanziari, perché ritengono che avere successo in “quel mondo” significherebbe avere semplice fortuna o essere poco onesti. La minoranza che invece decidere di investire, in molti casi, non possiede conoscenze di gran lunga superiori agli altri e inizia comprando titoli molto rischiosi, “sperando” nella vincita che possa cambiare la vita. Dimenticandosi, però, che non si tratta di gratta e vinci.
Perché è importante?
Sul piano individuale, studi scientifici dimostrano che saper gestire i propri risparmi in maniera cosciente e lungimirante, non solo porti ad innalzare le probabilità di generare un extra rendimento, ma costituisca ormai anche un fattore essenziale per non essere esclusi dai meccanismi di ripartizione della ricchezza, dalla mobilità sociale e dalla crescita inclusiva. Sul piano politico - sociale, la ricerca empirica ha dimostrato come una più elevata comprensione collettiva di meccanismi economico - finanziari di base influisca sulla possibilità di introdurre riforme politiche ed economiche migliori e più sostenibili. Quindi, è facile comprendere che un maggior livello di educazione finanziaria sia uno strumento fondamentale sia per raggiungere il benessere materiale sia per formare una popolazione più consapevole e partecipativa. In base alle linee guida dell’OCSE, l’educazione finanziaria dovrebbe iniziare già dalla scuola primaria ed essere sviluppata con programmi specifici per ogni fascia d’età. Riguardo ai giovani, infatti, questi si trovano spesso già da adolescenti a dover affrontare decisioni finanziarie – ad esempio come l’apertura di conti online o la sottoscrizione di carte prepagate – non sarebbe quindi totalmente errato seguire le orme di altri paesi europei – Danimarca, Norvegia e Germania – e inserire l’educazione finanziaria nei programmi scolastici. Soprattutto in un Paese nel quale la Costituzione tutela esplicitamente il risparmio (art. 47) e assegna allo Stato medesimo il compito di stabilire “norme generali sull’istruzione” (art. 117).
Per coloro che invece ormai appartengono alla categoria dei meno giovani, è importante comprendere che la gestione delle proprie finanze non è materia dedicata ai soli addetti ai lavori o agli intellettuali, ma riguarda argomenti di generale interesse quotidiano, dove è preferibile avvicinarcisi in giovane età per evitare poi spiacevoli sorprese.
Fonti: linkiesta.it; am.pictet.it; ilsole24ore.com; startingfinance.com; familybanker.it
Collaborazione con: Marco Zorzo di @parolaaigiovani