Conoscere: modalità e vie dell’apprendimento
Uno dei caratteri forse più ecumenici di tutta la filosofia è l’indagine sulla conoscenza. L’uomo nel suo trascorrere il tempo della vita a sua disposizione, non può fare a meno di conoscere ciò che si estende intorno a lui e di porsi domande su quello con cui entra in contatto.

Di fatti, appena nasciamo, appena l’aria del mondo esterno tocca la nostra pelle, iniziamo a conoscere: questa forma di conoscenza è chiamata conoscenza sensibile, ovvero quella che è data dal tatto, udito, olfatto, gusto e vista. È quella tipologia del conoscere che ci ha permesso di apprendere ciò che ci circonda, di indagare sulla natura e di sviluppare la tecnica e la tecnologia che ci ha portato ad un comfort sicuramente maggiore rispetto a quello delle origini; d’altronde è anche quella che ci permette di muoverci con sicurezza e di percepire “l’altro”, che sia un oggetto o una persona. Ma questo tipo di conoscenza non è certa in assoluto, sappiamo, infatti, come “non è tutto oro quel che luccica”; la conoscenza sensibile riesce a trasmetterci l’apparenza di una determinata cosa, ma non la sua vera essenza (pensiamo come, per esempio, sarebbe impossibile conoscere a fondo una persona basandoci solo sui nostri cinque sensi), e proprio per questo la filosofia ha bollato questo tipo di conoscenza come fallace, seppur indispensabile, come ci insegna l’empirismo (la filosofia che si basa sull’esperienza).
L’unica via per conoscere con sicurezza e apprendere con consapevolezza l’integrità di ciò che si sta analizzando, è la conoscenza scientifica e matematica, spiegataci da insigni filosofi come Galileo Galilei, Cartesio, Francesco Bacone, Karl Popper. Su cosa si basa? Sintetizzandone i punti fondamentali, la conoscenza scientifica si realizza attraverso il processo dell’esperimento: bisogna mettere alla prova una determinata verità e dimostrare che ciò che avevamo ipotizzato all’inizio, risponde positivamente all’esperimento. Dunque, bisogna iniziare a guardare il mondo e ciò che lo compone, allo stesso modo di uno scienziato che tenta di dimostrare una tesi. Il processo deve realizzarsi attraverso l’analisi (dal verbo greco analùo, che significa sciogliere, dividere), dove andiamo a studiare nel dettaglio ogni singola parte di ciò che vogliamo conoscere (e ciò è applicabile sia agli oggetti, sia alle idee, sia all’uomo, come ci insegna la psicologia), seguita dalla sintesi (dal verbo greco suntìzemi, che significa riunire, mettere insieme) dove, tutte le parti che abbiamo analizzato, vengono ricomposte in un’unica cosa, che dunque rispecchierà il risultato del processo scientifico. Questo tipo di conoscenza si basa sull’entità razionale umana, sui pilastri scientifici della matematica e della geometria, d’altronde lo stesso Galileo afferma: “La Natura è un libro scritto a caratteri matematici”, e ancora: “Misurate ciò che è misurabile e rendete misurabile ciò che non lo è”.
L’ultima tipologia di conoscenza, che è anche quella che ha il fondamento di verità più friabile delle tre, è quella di carattere spirituale. Le religioni di tutto il mondo si reggono sul principio della fede, un dio, o più divinità, affermano idee e norme che sono accettate da chi sceglie di credervi, per fede appunto, senza il bisogno che queste vengano processate dalla ragione dell’uomo. Ciò dimostra anche perché nelle varie religioni del mondo, vi siano molte interpretazioni di esse, date dagli uomini nel corso del tempo.
Bisogna inoltre notare come la filosofia idealista, sia riuscita a dimostrare, principalmente con Kant, come tutto ciò che viviamo e conosciamo sia una nostra rappresentazione, una rielaborazione della nostra mente.
Dunque, potremmo chiaramente vivere in un mondo completamente diverso da come lo vediamo tutti i giorni.
Articolo a cura di: Marco Mariani