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Come superare la prova costume: elimina il peso dell’auto-oggettivazione!

Siamo ormai nel pieno dell’estate, una stagione di nuove opportunità per molti, ma una fonte di preoccupazione per altri. Uno dei motivi? Bastano due parole: prova costume.



Già il fatto che si chiami così dà l’idea che sia un test da superare, per non parlare del fatto che in estate ci vestiamo di meno, esponendo così il nostro corpo allo sguardo giudicante altrui. “Non mettere shorts troppo corti che si vede la cellulite”, “oggi metti i pantaloni lunghi per nascondere quei maledetti peli sulle gambe che ricrescono sempre troppo in fretta”, “attenta a come stai seduta altrimenti si formano i rotolini sulla pancia” … Una voce nella testa che sembra accompagnarci per tutta l’estate.


Siamo state abituate, ma iniziano ad esserlo anche alcuni uomini, ad autocontrollarci costantemente per eliminare o contenere caratteristiche del nostro corpo che non rientrano nei canoni di bellezzastandard. Abbiamo imparato ad attribuirci un valore sulla base della gradevolezza del nostro aspetto secondo standard sociali.


Questo fenomeno ha un nome piuttosto eloquente: auto-oggettivazione. Consiste nel guardare al proprio corpo come se fosse un oggetto, che deve guadagnare l’approvazione dello sguardo altrui per avere un valore. L’auto-oggettivazione è, infatti, il risultato del continuo bombardamento di notizie e post nei media e che, nello specifico, trasmettono il messaggio che per avere successo e valore occorre rientrare in determinati standard di bellezza.


Nulla di nuovo insomma. Ma il fatto è che l’auto-oggettivazione è subdola e non sempre ce ne rendiamo conto, perché può riguardare moltissimi aspetti del corpo. Magari qualcuno mette pantaloncini sempre un po’ lunghi per nascondere la cellulite, qualcun altro indossa maglie larghe per nascondere un seno prosperoso che non gradisce, qualcun altro ancora potrebbe stare sempre attento a quello che tocca, per evitare che gli altri si accorgano che ha le mani sudate.


Vien da sé che l’auto-oggettivazione provoca insoddisfazione per il proprio corpo e un senso di vergogna, portando a confrontarsi con gli altri e a desiderare di avere un aspetto diverso. Allo stesso tempo si instaura un controllo continuo del corpo, per cercare di eliminare quegli aspetti ritenuti sgradevoli. Questo porta a una triste conseguenza: piuttosto che essere totalmente coinvolti in quello che stiamo facendo, il pensiero corre sempre all’aspetto fisico, giudicato dalla prospettiva di uno sguardo esterno.


Come combattere l’auto-oggettivazione e godere appieno delle esperienze che viviamo? Innanzitutto, può essere utile focalizzarsi su quello che il corpo ci permette di fare, piuttosto che analizzare minuziosamente il modo in cui appare. Un’altra strategia utile può essere quella di fare sport, in modo tale da portare l’attenzione alle sensazioni fisiche o, nel caso di sport di squadra, alle dinamiche di gioco. Infine, è importante accorgersi nella quotidianità quando tendiamo all’auto-oggettivazione: in questo modo, possiamo interrompere degli automatismi di giudizio sul nostro corpo, giudizi che sono figli di standard imposti dalla società.


Articolo a cura di: Isabella Rancan

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