Cibo e diritto: tra data di scadenza e TMC
Data di scadenza, termine minimo di conservazione, food security, food safety. Per quanto possa sembrare strano a chi è “digiuno” di diritto, quest’ultimo influenza evidentemente moltissimi aspetti della nostra vita quotidiana. Fino ad arrivare al cibo. Hai capito bene: anche ciò che mangi, sotto diversi punti di vista, è condizionato dal diritto. Per di più, è il diritto dell’Unione Europea – e non quello nazionale – a disciplinare in misura sempre crescente il mondo alimentare.

Il cibo secondo il diritto
La definizione puntuale di alimento, giuridicamente parlando, è fornita dall’art.2 del Regolamento Europeo 2002/178: “…si intende per «alimento» (o «prodotto alimentare», o «derrata alimentare») qualsiasi sostanza o prodotto trasformato, parzialmente trasformato o non trasformato, destinato ad essere ingerito, o di cui si prevede ragionevolmente che possa essere ingerito, da esseri umani. Sono comprese le bevande, le gomme da masticare e qualsiasi sostanza, compresa l'acqua, intenzionalmente incorporata negli alimenti nel corso della loro produzione, preparazione o trattamento.” A questa definizione positiva, si aggiunge una elencazione negativa, cioè una indicazione di ciò che non può essere considerato alimento, quindi “a) i mangimi; b) gli animali vivi, a meno che siano preparati per l'immissione sul mercato ai fini del consumo umano; c) i vegetali prima della raccolta; d) i medicinali; e) i cosmetici; f) il tabacco; g) le sostanze stupefacenti o psicotrope; h) residui e contaminanti.”
Food Safety e Food Security
Avendo definito il cibo, il legislatore si è ragionevolmente preoccupato degli aspetti relativi alla sicurezza, vista come “food safety” (per il profilo igienico-sanitario, a tutela del consumatore e della salute umana, secondo quanto previsto dalla Costituzione all’art.32) e “food security” (per il profilo riguardante gli approvvigionamenti, cioè la possibilità universale di accesso ad una quantità di cibo idonea a garantire una vita dignitosa). Chiaramente, il legislatore vieta l’immissione in commercio degli alimenti dannosi e inadatti al consumo umano.
Data di scadenza e TMC
A questo proposito, è necessario conoscere due definizioni che, pur confondendole, chiunque ha incontrato almeno una volta nella propria vita: la data di scadenza e il termine minimo di conservazione.
La data di scadenza indica il periodo entro il quale è necessario (tassativamente) consumare un alimento, perché successivamente inadatto (“da consumarsi entro”, seguita da gg/mm/aa); oltre la data di scadenza non può più essere venduto e se mangiato potrebbe comportare rischi per la salute del consumatore.
Il termine minimo di conservazione (TMC), indicato sull’imballaggio o confezione con la dicitura “da consumarsi PREFERIBILMENTE entro” (seguita da gg/mm per una conservabilità inferiore a 3 mesi, da mm/aa se compresa tra 3 mesi e 18 mesi, solo aa per più di 18 mesi), rappresenta la data fino alla quale l’alimento conserva le sue proprietà specifiche, in condizioni adeguate di conservazione. La consumazione di un alimento oltre questa data non è dannosa per il consumatore, poiché l’alimento non è scaduto.

Legge sugli sprechi alimentari
La legge 166/2016 (c.d. Legge Gadda) statuisce che gli alimenti, anche oltre il TMC, possano essere donati a condizione che l’alimento sia correttamente conservato e l’imballaggio sia integro. In questo modo si estende il ciclo vitale dei beni di consumo, recuperando le eccedenze alimentari, riducendo gli sprechi e aiutando i più bisognosi.
Articolo a cura di: Elenio Bolognese