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Assassinio sulla rocca

Degno dei più avvincenti racconti di Poirot fu un feroce crimine noto come la "Strage degli Alberti". Teatro di questa storia fu il sito di Pentedattilo, abitato già in epoca tardo-romana. Intorno al XVII secolo il territorio diventò feudo nelle mani della famiglia Alberti.



Protagonisti di questa storia furono i membri di due famiglie nobiliari: quella degli Alberti, marchesi di Pentedattilo, e quella degli Abenavoli, baroni di Montebello Ionico.

Fra le due famiglie vi sono sempre stati profondi contrasti per via dei confini; tuttavia, verso il 1680, le tensioni sembravano diminuire, visto che il barone Bernardino Abenavoli progettava di sposare Antonietta, figlia del marchese Alberti. Cinque anni dopo, il marchese morì e gli succedette il figlioLorenzo, che sposò Caterina Cortez, figlia del consigliere del Viceré di Napoli. Il fratello della donna, Don Petrillo, ebbe quindi occasione di conoscere Antonietta, innamorandosene e chiedendo dunque a Lorenzo di poterla sposare: quest'ultimo acconsentì.

La notizia del fidanzamento fra Don Petrillo e Antonietta fece infuriare il barone Bernardino Abenavoli che, profondamente ferito, decise di vendicarsi su tutta la famiglia Alberti. Nella notte del 16 aprile 1686 Bernardino, grazie al tradimento di un servo degli Alberti, si introdusse all'interno del castello con un gruppo di uomini armati. Giunto nella camera da letto di Lorenzo, gli sparò nel sonno due colpi di archibugio, finendolo con 14 pugnalate.

In seguito, uccise gran parte dei membri della famiglia. Tra le persone risparmiate dal massacro vi furono Antonietta Alberti e Don Petrillo Cortez, preso in ostaggio come garanzia.

Successivamente, Bernardino trascinò nella sua dimora l'ostaggio e Antonietta, che sposò in seguito. La notizia della strage giunse al Viceré, che attaccò il Castello degli Abenavoli, liberando gli ostaggi e catturando sette degli esecutori della strage, le cui teste furono tagliate ed appese ai merli del castello di Pentidattilo.

Il barone Abenavoli riuscì miracolosamente a sfuggire alle truppe del Viceré e scappò a Vienna dove entrò nell'esercito austriaco. Nominato capitano, fu ucciso da una palla di cannone durante una battaglia navale.

Antonietta Alberti, il cui matrimonio fu annullato dalla Sacra Rota a causa delle violenze subite, si ritirò nel convento di clausura di Reggio Calabria, consumata dalla consapevolezza di essere stata la causa dello sterminio della famiglia.

Questa storia ha dato origine a varie leggende. Una di queste afferma che prima o poi l'enorme mano si abbatterà sugli uomini per punirli dei loro peccati. Un'altra dice che le torri che sovrastano il paese rappresentano le dita insanguinate della mano del barone Abenavoli (per questo motivo Pentedattilo è stata indicata come "la mano del Diavolo").

Infine si narra che nelle sere d’inverno, quando il vento soffia forte tra le gole della montagna, si riescano ancora a sentire le urla del marchese Lorenzo Alberti, mentre nelle sere di luna piena, si possano udire lamenti provenire dall'alto della montagna: probabilmente riconducibili ai morti che, dall'aldilà, reclamano vendetta.


Articolo a cura di: Giada Toppan

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