ANITA GARIBALDI: L’eroina dei due mondi
Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva (meglio conosciuta come Anita Garibaldi) nasce il 30 agosto 1821 a Morrinhos, nello Stato brasiliano di Santa Caterina.
Figlia di una famiglia abbastanza modesta, fu la terza di dieci figlia. Il padre, Bento Ribeiro da Silva, detto "Bentòn", manteneva la famiglia facendo il mandriano. La madre Maria Antonia de Jesus Antunes era, invece, una sarta. Fin da piccola Anita si mostrò una bambina ribelle e sopra le righe. Dopo la morte del padre a causa del tifo, fu costretta dalla madre a soli quattordici anni, a sposare il calzolaio Manuel Duarte, un uomo risoluto e tradizionalista. Vittima di un matrimonio imposto dalla famiglia e senza amore, rimarrà da sola quando il marito Duarte dopo soli tre anni di matrimonio deciderà di arruolarsi nell’esercito imperiale e partire.

“Restammo entrambi a guardarci reciprocamente come due persone che non si vedono la prima volta, e che cercano nei lineamenti l’una dell’altra qualche cosa che agevoli una reminiscenza, che appartenga al sogno.”
Era il 1839 quando a Laguna conobbe il generale ed eroe dei due mondi Giuseppe Garibaldi, il quale si era rifugiato in America Latina in seguito alla condanna a morte per aver partecipato ai moti carbonari e per essere iscritto alla Giovane Italia di Mazzini.
«Con quelle semplici parole avevo creato un legame che solo la morte doveva sciogliere. Avevo trovato un tesoro nascosto, ma un tesoro di tale prezzo da indurmi anche a commettere un delitto per possederlo, purché tutta la responsabilità dovesse cadere sopra di me.»
Tra Garibaldi e la ribelle Anita ci fu subito un colpo di fulmine. L’eroe dei due mondi rimase affascinato dalla sua bellezza, ma soprattutto, dal suo carattere.
In nome dell’amore che prova per Giuseppe, impavida di ogni pericolo, Anita abbandona il marito e parte con Garibaldi, affrontando con lui ogni avventura.
Nel 1840 a Curitibanos affrontano la prima battaglia insieme, durante la quale viene fatta prigioniera. Il comandante, colpito dalla sua tempra, le concede la possibilità di cercare il cadavere del marito sul campo di battaglia. L’eroina, approfittando di un momento di distrazione delle guardie, prende un cavallo e riesce a fuggire, riuscendo in un secondo momento a ricongiungersi al compagno a Vacaria, presso Rio Grande Do Sul.
Nel 1840 dopo aver dato alla luce il loro primo figlio Domenico Menotti, Anita e Garibaldi si trasferiscono in Uruguay dove, il 26 marzo 1842, nella chiesa di San Francesco d’Assisi di Montevideo, si uniscono in matrimonio. Dopo alcune settimane dal parto, la coraggiosa Anita è messa di nuovo a dura prova, trovandosi costretta a fuggire a cavallo con in braccio il piccolo Menotti, per fuggire dai soldati imperiali.
Successivamente la coppia darà alla luce altri figli: Rosita, Teresita, e Ricciotti. Il 9 febbraio 1849 presenzia con il marito alla proclamazione della Repubblica Romana, ma l’invasione franco-austriaca di Roma, dopo la sconfitta al Gianicolo, li costringe a lasciare la città e a raggiungere la Repubblica di Venezia fondata da Mazzini.
Durante il viaggio, Anita è incinta e contrae anche la malaria. Garibaldi, con Anita in gravissimo stato di salute, cerca di arrivare alla costa romagnola per poi raggiungere Venezia ma, braccato dagli inseguitori, si rifugia nella fattoria Guiccioli, in località delle Mandriole, nei pressi di Ravenna. Il fattore Ravaglia, assieme a sua moglie e al medico, prestano soccorso alla morente Anita che, a detta di Garibaldi, spira tra le sue braccia alle 7 e tre quarti del 4 agosto 1849.
Così egli riporta nelle sue memorie:
“Le presi il polso, più non batteva. Avevo davanti il cadavere di colei che io tanto amava. Piansi amaramente la perdita delle mia cara Anita. Raccomandai alla buona gente che mi circondava di dare sepoltura a quel cadavere e mi allontanai sollecitato dalla stessa gente di casa che io compromettevo rimanendo più tempo”.
Nel 1932, le sue spoglie furono definitivamente deposte nel basamento del monumento equestre eretto in onore di Anita Garibaldi sul Gianicolo, a Roma, la città per cui Anita aveva a lungo combattuto.
Sulla figura di Anita Garibaldi si versarono fiumi di inchiostro, numerose furono anche le trasposizioni cinematografiche in suo onore: Camicie rosse (1952), film di Goffredo Alessandrini con Anna Magnani, Carlo Ninchi, Raf Vallone, Serge Reggiani, Alain Cuny., “Anita Garibaldi” (2012), miniserie televisiva Rai 1 in due puntate, regia di Claudio Bonivento, con Valeria Solarino e Giorgio Pasotti con le bellissime musiche e testi di Amedeo Minghi.
Tra le curiosità legate alla sua morte, si legge che dopo qualche giorno dalla sua dipartita, un gruppo di ragazzini trovò il corpo sotterrato nella sabbia. Il corpo sembrava aver subito delle percosse (strangolamento per la precisione). Queste dicerie vennero alimentate anche per tentare di mettere in cattiva luce il marito.
Dopo vari esami e controlli, infine, fu decretato che le cause della morte furono le “febbri perniciose”.
Articolo a cura di: Gisella Carullo