Amore è quel che dà la gloria, / e che fa l’omo degno ed onorato
«però che Amore è quel che dà la gloria,
e che fa l'omo degno ed onorato,
amore è quel che dona la vittoria,
e dona ardire al cavalliero armato».
Matteo Maria Boiardo, “Orlando innamorato”, II, XVIII, ott. 3

«Con lei sen va Onestate umile e piana
che d’ogni chiuso cor volge la chiave;
con lei va Gentilezza in vista umana,
e da lei impara il dolce andar soave.
Non può mirarli il viso alma villana,
se pria di suo fallir doglia non have;
tanti cori Amor piglia fere o ancide,
quanto ella o dolce parla o dolce ride».
Angelo Poliziano, “Stanze”, I, 45
Secondo Matteo Maria Boiardo e Angelo Poliziano è l’amore a rendere impavido un cavaliere e a spronarlo alle più ardite imprese. Se oggi il cinema, il teatro e i romanzi traboccano di eroi innamorati che affrontano ogni sfida per conquistare l’amata, lo dobbiamo in gran parte alla loro intuizione letteraria, che affonda le sue radici nel ciclo arturiano. A quel tempo la cultura dominante relegava i sentimenti in secondo piano rispetto alla convenienza, regolatrice di contrattazioni matrimoniali e motivo per cui l’amor cortese era pressoché adulterino. L’amore è una forza che nobilita e conduce a mete altrimenti irraggiungibili, oppure si tratta al contrario di un’illusione, una perdita di lucidità, una potenza distruttiva? Innamorarsi significa realizzare sé stessi oppure perdersi? È davvero possibile conquistare il cuore dell’amata, dimostrando il proprio valore?
Mi sono sempre chiesta come sia possibile ritrovarsi completamente rapiti da una persona che fino al giorno prima non si conosceva, come possa accadere che improvvisamente si decida di rivoluzionare le proprie abitudini perché spinti da un sentimento a cui faticosamente si riesce a dare un nome.
In testi come “Iulio e Simonetta” di Angelo Poliziano e parti dell' “Orlando innamorato” di Boiardo, la donna ed il sentimento amoroso vengono descritti come forza irrefrenabile che porta il cavaliere ad abbandonare la propria missione per inseguire un sentire sconosciuto e caratterizzato da una potenza che non si può giudicare come positiva o negativa, ma semplicemente superiore a tutte le altre. Ciò che risulta evidente è che questo sentimento fornisce vitalità ed energia in coloro che lo sperimentano. Nell' “Orlando innamorato”, il più valoroso e casto dei cavalieri, Orlando, dedito solo alla sua fede, arriva ad abbandonare la sua missione per dedicarsi esclusivamente alla conquista di Angelica e a fronte di ciò ci si chiede: Amore distrugge o eleva l'uomo che colpisce?
Nel Dolce Stil Novo, gli occhi della donna amata nobilitavano la persona, la privavano di tutte quelle caratteristiche terrene e conducevano a manifestare la parte migliore che si aveva da offrire; eppure nel Quattrocento la figura femminile diventa colei che può distogliere la persona dai suoi doveri, innamorandosi inavvertitamente. In una visione scettica si potrebbe ammettere che l’amore altro non è che confusione e spaesamento nonché causa di sofferenze e perdite. Sicuramente distrae con la sua forza invasiva e dirompente, ma bisogna chiedersi se la distruzione insita nella natura di questa scoperta sia fine a se stessa o contenga un seme che, con la giusta cura, germoglierà.
Amare significa avere il coraggio di mostrarsi per quello che si è privando la parola “persona” del suo significato etimologico di “maschera”. Amare significa combattere e conquistare ogni giorno quel sentimento, ma non per dimostrare il proprio valore o la propria forza, bensì per difendere e proteggere l'oggetto del proprio amore.
Boiardo rivendica la valenza ideologica di questo sentimento ponendolo come vero motore della storia e condizione privilegiata degli animi raffinati e sensibili. Poliziano dimostra come un cacciatore in cerca della propria preda possa diventare lui stesso il bersaglio di una freccia nel momento in cui viene messo nelle condizioni di porre in discussione le proprie priorità. Il suo personaggio entra in uno stato di subordinazione di fronte a ciò che si trova dinanzi a cui però non corrisponde una condizione di inferiorità, bensì la gratitudine di poter assistere a tale bellezza. Credo perciò valga la pena perdersi per ri-trovarsi e demolire per ri-creare, a volte.
Leggere dai grandi pensatori e scrittori conosciuti che l'amore può permettere a chi si lascia guidare di superare i propri limiti e di diventare la parte migliore di sé, significa acquisire con il tempo la capacità di conquistare il cuore della persona amata, non attraverso la forza o una finta sicurezza, ma con le fragilità che ci rendono ciò che siamo, nelle nostre tante piccole e grandi imperfezioni. Ed è questa la vera vittoria.
Articolo a cura di: Emanuela Braghieri