Agosto 1945, il bombardamento di Hiroshima e Nagasaki
La storia dell’uomo è costellata di eventi sconvolgenti, di catastrofi crudeli che hanno scioccato il mondo per la loro portata disastrosa. Uno degli eventi più tristi è sicuramente la Seconda guerra mondiale, che ha completamente stravolto gli equilibri geopolitici del tempo e che ha portato morte e distruzione in quasi ogni angolo del mondo. Tuttavia, un evento in particolare ha segnato profondamente quell’epoca e ha contribuito a cambiare l’idea stessa che fino ad allora si aveva della guerra: il lancio dell’ordigno atomico “Little boy” su Hiroshima e quello del “Fat man” su Nagasaki.

Il 6 agosto 1945 il mondo è sconvolto da una incredibile notizia: la guerra, che ormai si combatteva tra Giappone e America, era quasi giunta al termine grazie all’utilizzo da parte degli americani di una nuova e potente arma, la bomba atomica. Quel giorno, infatti, fu sganciato il primo ordigno atomico per uso bellico sulla città di Hiroshima, radendo al suolo la città in pochi secondi e causando la morte di un numero spropositato di cittadini, per la gran parte civili.
La scelta di sganciare la bomba il 6 agosto non fu casuale, infatti quel giorno i meteorologi avevano stabilito che il clima era variabile e che le condizioni atmosferiche erano abbastanza stabili da consentire un volo abbastanza tranquillo per i bombardieri americani. Circa un’ora prima del lancio della bomba, i radar giapponesi erano stati in grado di stabilire che l’attacco americano era costituito soltanto da tre aerei e, quindi, l’idea far scattare l’allarme normale in caso di invasione aerea era abbastanza inutile. Purtroppo, la valutazione giapponese si rivelò totalmente errata, anche perché era impossibile sapere che gli americani fossero in possesso di un’arma così pericolosa e distruttiva e, inoltre, gli aerei americani viaggiavano a una altezza molto elevata.
Qualunque sia stata la ragione, si decise di non intervenire per difendersi dai tre bombardieri americani, e il bombardiere “Enola Gay” alle 8:15 del 6 agosto 1945 sganciò la bomba “Little boy” che, in pochissimi secondi, uccise un numero di persone comprese tra i 70 e gli 80 mila e distrusse il 90% degli edifici della città di Hiroshima. Il comando centrale fu subito allertato dal fatto che da Hiroshima non giungesse alcuna notizia, il comando militare della città non rispondeva ma allo stesso tempo era noto a tutti che non vi era stata alcuna incursione americana di grossa portata, per cui l’incertezza e il dubbio iniziarono a manifestarsi. Fu inviato un ufficiale insieme a un copilota per accertarsi della situazione e, giunti ad Hiroshima, nel primo pomeriggio, videro ciò che mai avrebbero pensato di vedere: un’enorme coltre di fumo e quasi tutti gli edifici rasi al suolo. La notizia riportata dall’ufficiale venne accolta dal comando generale con incredulità e stupore, perché per distruggere una città con quasi 380.000 abitanti, vi doveva essere un attacco aereo di enorme portata, quindi un numero elevatissimo di aerei – i quali, per forza di cose, non possono passare inosservati ai radar.
L’attacco ad Hiroshima, oltre a provocare 80 mila morti dirette, causò la morte del 20% della popolazione superstite (nei giorni a venire) per le necrosi e i fumi tossici. Inoltre, a causa delle malattie che la prolungata esposizione alle radiazioni dell’uranio ha comportato, si stima che le vittime totali del bombardamento di Hiroshima siano circa 350.000.
Dopo l’attacco ad Hiroshima, il Presidente degli Stati Uniti Truman annunciò che, se il Giappone non avesse firmato la resa, avrebbe dovuto aspettarsi una pioggia di distruzione dall’alto come mai si era vista nella storia dell’uomo. La mattina del 9 agosto 1945 furono avvistati due bombardieri americani volare sullo spazio aereo della città di Nagasaki e, alle 7:30 di quella stessa mattina, fu attivato l’allarme, che durò circa un’ora. Verso le 11:00 furono sganciati dei “pacchi” che contenevano dei messaggi diretti al Ryokichi Sagane, fisico nucleare dell'Università Imperiale di Tokyo che aveva studiato all'Università di Berkeley assieme a tre degli scienziati responsabili della bomba atomica, perché informasse la popolazione del pericolo che stavano per correre. I messaggi vennero ritrovati dalle autorità militari ma non furono consegnati e ciò sancì la fine definitiva della città di Nagasaki.
Benché l’obiettivo iniziale fosse la città di Kokura, a causa delle nubi si dovette virare sulla vicina città di Nagasaki che non fu distrutta per scelta, ma per “necessità”, infatti la bomba fu sganciata perché era troppo pericoloso per il bombardiere che trasportava la bomba tornare indietro con il poco carburante che rimaneva. Questa città ebbe un po’ più di fortuna della città di Hiroshima, ma il tragico bilancio rimane comunque di circa 40.000 persone.
Questi eventi sono certamente tra i più tragici e tristi della storia e sono la prova della lungimiranza di Einstein quando disse: “non so come si combatterà la terza guerra mondiale, ma sono certo che la quarta si combatterà con pietre e bastoni”.
Articolo a cura di: Antonino Cuppari