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A Roma Tre si discute delle imprese del domani

Quale sarà il lavoro del domani? Come è cambiato lo scenario post pandemia? Una sfida per i vecchi lavoratori o soltanto un ostacolo insormontabile da parte dei lavoratori del futuro? Una discussione, molte domande e qualche risposta lo scorso venerdì, 19 novembre, alla tavola rotonda organizzata da Aicel, Associazione Italiana Commercio Elettronico, nel Dipartimento di Ingegneria dell’Università degli Studi di Roma Tre.



La tavola rotonda ha visto intrecciarsi le voci autorevoli di Andrea Spedale, presidente Aicel; Lorenzo Tagliavanti, presidente della Camera di Commercio di Roma; Silvia Ciucciovino, prorettrice ai rapporti con il mondo del lavoro; Marco Conte, vicesegretario generale Unioncamere; Federico Carli, presidente dell’Associazione Guido Carli e consigliere del Ministro del Turismo; Michele Raccuglia, responsabile macroarea ANPAL servizi e, per concludere, Giosafat Riganò, del coordinamento Promozione del Made in Italy in ICE.



Proprio il “made in Italy” è stato un tema molto dibattuto nel corso delle varie discussioni. Le imprese, soprattutto le micro, piccole e medie, attive nel nostro Paese, dovrebbero proprio ripartiredalla scoperta della loro storia, dei loro valori e delle loro tradizioni: soltanto esportando nel mondo la cultura italiana, insieme ai prodotti, potranno farsi trovare con una “marcia in più” da clienti e consumatori. Un ruolo fondamentale in questo processo è dato dal corretto utilizzo di uno storytelling vincente e di una presenza online costante. Il problema di molte micro, piccole e medie aziende in Italia è, infatti, la scarsa presenza nel mondo digitale.


In un mondo che da offline si è riversato in rete ed è divenuto, secondo il termine coniato dal filosofo Luciano Floridi, onlife, essere presenti nella vita reale così come in quella online è altamente utile se non, addirittura, strettamente necessario.

Fra i pilastri di questa nuova fase di vita delle aziende, vi è il bisogno di creare e gestire e-commercee quello di valorizzare il capitale umano, assicurando una formazione continua.



Il problema dei lavoratori di oggi, sia di quelli che lavorano da anni che dei neo-lavoratori, è che entrambe le categorie spesso non sono pronte a questo salto nel digitale poiché per molti anni le aziende non hanno provveduto a formare i propri dipendenti e, dall’altra parte, le scuole non sono state in grado di istruire gli studenti e le studentesse a questo nuovo approccio di promozione e vendita. Creare nuove reti fra le aziende per condividere dati ed esperienze, formare costantemente i dipendenti e istruire i lavoratori e le lavoratrici del domani in maniera più orizzontale: per il momento le soluzioni che non si devono escludere sono queste.


Come dice Spedale, però, “è necessario ripensare e non disperdere l’esperienza raccolta fino ad oggi per effettuare un cambio di mentalità nelle imprese.”


Articolo a cura di: Beatrice Tominic



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