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70.000 pensieri

Secondo una ricerca condotta da un’equipe di psicologi presso la Queen’s University (Canada), la nostra mente produce in media 6.200 pensieri al giorno. Altre stime suggeriscono che addirittura la quota giornaliera di pensieri che saremmo in grado di produrre è di 70.000. Questa impalpabile immensità è stupefacente, specialmente per il fatto che non abbiamo consapevolezza della stragrande maggioranza dei pensieri che genera la mente. Potrebbero essere meravigliosi e geniali oppure terribili e macabri, ma fino a che rimangono al di sotto della soglia della consapevolezza non ne rimane ricordo.



La quantità e il tipo di pensieri che produciamo dipende dal contesto in cui ci troviamo. In situazioni statiche e piuttosto noiose, la mente tende naturalmente a vagare: questo fenomeno si chiama letteralmente mindwandering e costituisce un’autostimolazione del cervello per sfuggire alla noia e favorire la creatività. In alcuni casi il mindwandering eccessivo comporta difficoltà di attenzione e sembra, tra l’altro, essere una delle cause dell’ADHD.


A chi poi non è mai capitato di cadere nella ruminazione, quella spirale di pensieri di cui non ci si riesce a liberare e che attira continuamente la nostra attenzione? La ruminazione fa sentire come chiusi nella propria testa, in balia di pensieri che sembrano avere un eterno ritorno. Chiunque abbia familiarità con la ruminazione sa quanto possa essere spiacevole e stancante, si vorrebbe solo spegnere la testa.


Ma è possibile controllare la quantità di pensieri che la nostra mente produce? Purtroppo no, ma esistono diverse strategie per non cadere nella spirale della ruminazione. Una di queste è l’evitamento, ovvero cercare distrazioni esterne riempiendo le giornate di attività per fuggire dalla noia genitrice di ruminazione. Il problema è che non appena ci si ferma (e prima o poi succede per forza), la spirale di pensieri si rifà viva.


Cosa fare? La meditazione di certo aiuta. Ne esistono di diversi tipi, la più semplice richiede di ritornare alla forma semplice di percezione della realtà, senza tutte le sovrastrutture del pensiero. Focalizzarsi sulle sensazioni corporee, sul flusso del respiro, sulle caratteristiche dell’ambiente in cui ci troviamo sono tutti modi per trovare pace quando la mente “lavora troppo”. È un po’ un ritorno alla percezione della realtà dei bambini più piccoli, un tempo presente di osservazione dell’esistenza sgombro da sovrastrutture cognitive ma con un vantaggio adulto in più: saper riconoscere che l’inarrestabile flusso dei pensieri può essere osservato con una certa distanza, senza lasciare che ci travolga.


Articolo a cura di: Isabella Rancan

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