3 recenti episodi di violenza nel mondo del calcio
Si moltiplicano gli episodi di violenza nel mondo del calcio. Episodi, questi, che dilagano ad ogni livello e non coinvolgono solamente le tifoserie.

Il fenomeno è sempre più preoccupante e costringe tutti gli attori del mondo del calcio a prendere seri provvedimenti per limitarne la diffusione e condannarne qualsivoglia forma. I provvedimenti disciplinari, però, non sono sempre sufficienti, così come tutte le campagne di sensibilizzazione al rispetto. Abbiamo già affrontato, in più occasioni, il tema delle violenze nell’ambito delle tifoserie (https://www.ilconfrontoquotidiano.com/post/le-tifoserie-di-calcio-pi%C3%B9-violente-al-mondo) e delle manifestazioni con l’obiettivo di scoraggiarle (https://www.ilconfrontoquotidiano.com/post/inginocchiarsi-o-non-inginocchiarsi-questo-%C3%A8-il-problema), ma si è deciso di riproporlo nuovamente per via della frequenza ininterrotta di tali avvenimenti. I tre episodi, di seguito riportati, si inseriscono in un continuum che non conosce tregua:
1) Durante il derby tra Cruzeiro e Atletico Mineiro, la mascotte di quest’ultima, al gol realizzato dalla squadra avversaria, ha tentato di intimorire i giocatori avvicinandosi con fare minaccioso. Il Galo Doido (così si chiama la mascotte) è stato successivamente squalificato dalla Federcalcio brasiliana per la "necessità di adottare misure pedagogiche e arginare pratiche simili”.
2) In Uruguay, la Federcalcio locale è stata costretta a sospendere il campionato a causa di alcune minacce verbali ricevute dagli arbitri. Nel corso della partita Peñarol-Danubio, il fotografo della squadra ospite avrebbe minacciato l’arbitro; in Nacional-Torque, invece, sarebbero stati i tifosi di casa gli autori delle intimidazioni. L’associazione arbitri uruguaiana, tramite un comunicato, ha negato ai suoi membri di presentarsi alle partite.
3) Dall’altro capo del mondo, in Thailandia, un calciatore ha colpito un avversario in pieno volto con una tecnica di Muay Thai. Il calciatore colpito non si aspettava una simile reazione e non ha opposto alcuna resistenza al colpo, motivo per cui l’impatto è risultato violentissimo. La squadra in cui giocava l’autore del gesto ha deciso di licenziarlo immediatamente.
A questo punto si potrebbe pensare che il calcio sia uno degli ambienti che stimolino maggiormente gli episodi di violenza, per via della sua capacità di coinvolgere le masse e allo stesso tempo di contrapporle. La presenza di “squadre”, e quindi di “avversari”, porta troppo spesso ad un “noi” contro “loro”, amplificazione di un umano “io” contro “l’altro”. Il calcio, forse, non è tanto diverso da ciò che succede nella vita di tutti i giorni. Urge il recupero dei famosi valori dello “sport di squadra”, oggigiorno sostituiti da un sempre più diffuso “sport di squadre”.
Articolo a cura di: Mattia Vitale