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28 giorni dopo. Perché è il miglior film sugli zombie che vedrete

In 28 Giorni Dopo, film del 2003 diretto da Danny Boyle, un gruppo di animalisti libera degli animali da un centro di sperimentazione. 28 giorni dopo, presso il reparto di terapia intensiva di un ospedale di Londra, Jim si risveglia dal coma in cui si trovava a seguito di un incidente stradale. Dopo aver capito di essere stato abbandonato esce e scopre una Londra dall'aspetto post-apocalittico: le strade sono vuote e segnate da una evacuazione di massa. Durante il suo primo incontro con gli infetti dal virus uscito dalla clinica di animali, Jim viene salvato da due sopravvissuti.



Sembra un film a tema zombie come un altro, e forse ti starai chiedendo perché dovresti guardarlo… perciò ecco alcune ragioni:


  • Zombie che corrono = Lo so è una ragione stupida, ma negli anni successivi alla sua uscita la pellicola è diventata inevitabilmente famosa come “Il film dove gli zombie corrono”. La ragione potrebbe stare anche nel fatto che gli zombie non vengono mai definiti tali nel film, questo perché non sono esattamente dei morti viventi. La pellicola si avvicina ad uno scenario più realistico, in cui le persone non sono morte e poi risorte ma sono state “semplicemente” infettate da un virus sconosciuto. A dimostrazione che si tratti di qualcosa di differente dagli zombie, in un dialogo i personaggi affermano che questi possono morire di fame.

  • Cilian Murphy = L’attore che abbiamo imparato a conoscere ed amare (almeno per quanto riguarda la sottoscritta) in Peaky Blinders, Dunkirk e Batman interpreta il protagonista Jim. Cilian è giovane, e forse anche un po’ inesperto, ma anche grazie a questo riesce a mostrare una certa sensibilità e fragilità che non si adatta bene ai ruoli da lui interpretati successivamente. è un protagonista interessante, giovane, sensibile, a volte anche un po’ ingenuo, ma capace di ricordare e insegnare ai suoi amici che si può ancora essere umani. Che anche in un mondo del genere, è possibile fare più che sopravvivere.



  • Londra vuota = Per abbassare i costi di produzione, le scene nella Londra post-apocalittica non furono girate ricostruendo la città con effetti digitali o miniature, ma girate alle 5 del mattino con la città ancora dormiente.

  • Uno dei pochi a ritrarre pochi giorni dopo e non anni dopo = Spesso i film sugli zombie ci fanno entrare in un mondo spietato e malvagio, in cui lottare per la propria vita è la normalità. 28 giorni dopo invece ci introduce ad una realtà che è ancora a metà tra la normalità - fatta di elettricità, acqua calda e macchine funzionanti - e l’apocalisse. Particolarmente interessante è come il film sottolinei che la prima cosa a cadere di fronte ad una tragedia simile non siano le risorse materiali, ma il governo.

  • I dialoghi = La pellicola non è solo sangue e azione, ma anzi una buona parte di dialoghi ben pensati e strutturati. Effettivamente in situazioni di crisi nascono spontanee riflessioni sulla natura umana, e un po’ lo abbiamo visto anche con la crisi sanitaria causata dal covid-19. In particolare è stato un dialogo che si ha nella seconda metà del film, quando Jim e i suoi amici sono ospiti presso una struttura militare, ad avermi colpito. Lo riporto in lingua originale qui di seguito:



Maj. Henry West: This is what I've seen in the four weeks since infection. People killing people. Which is much what I saw in the four weeks before infection, and the four weeks before that, and before that, and as far back as I care to remember. People killing people. Which to my mind, puts us in a state of normality right now.


Sergeant Farrell: Well, I think Bill’s got a point. If you look at the whole life of the planet, we… you know, man, has only been around for a few blinks of an eye. So if the infection wipes us all out, that is return to normality.


Nel dialogo fra due militari sul rapporto dell’essere umano con il nuovo mondo post-apocalittico, il primo sottolinea quanto questo stato di emergenza sia assolutamente normale: “persone che uccidono altre persone” sempre visto e sempre ci sarà, a detta del generale.

Farrell controbatte che in realtà la razza umana altro non è che una parentesi minuscola di anormalità nello schema di tutte le cose: “L’uomo è esistito per un battito di ciglia. Quindi se l’infezione ci uccide tutti, allora questo sarà il vero ritorno alla normalità”.


  • il possibile terzo capitolo = Ebbene sì, esiste anche un 28 Settimane Dopo e pare che gli autori Boyle e Garland stiano pensando ad un capitolo finale che non poteva che chiamarsi 28 Mesi Dopo. A tal proposito, quando Cilian Murphy viene intervistato in occasione dell’uscita del suo ultimo film “A quiet place II”, in merito ad un suo ipotetico ritorno afferma “Mai dire mai. Amerei fare quel film, è passato un sacco di tempo, ma sì”.


Articolo a cura di: Arianna Roetta



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