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11 novembre: San Martino. Perché si festeggia?

«Nei paesi novembre è un bel mese dell’anno: c’è le foglie colore di terra e le nebbie al mattino, poi c’è il sole che rompe le nebbie. Lo dico tra me e respiro l’odore di freddo che ha il sole al mattino». (Cesare Pavese, Estate di San Martino)


Fin da bambini, in tutta Italia, ogni 11 novembre siamo sempre stati abituati, con simpatia e tradizione, a festeggiare San Martino, ricorrenza anche nota come “Estate di San Martino”. Importante e significativa è la storia che accompagna la festività del santo, ma allo stesso tempo reca con sé numerosi aneddoti, ed elementi di folklore e tradizione.

Tale ricorrenza è in onore di San Martino da Tours, uno dei santi più noti e amati fin dal Medioevo. Nato nel 316 in un paesino dell’attuale Ungheria da una famiglia benestante, il padre lo chiamò Martino proprio in onore di Marte, dio della guerra. Il padre, tribuno militare della legione, indirizzò il figlio ad intraprendere la medesima carriera militare. Fu proprio durante una delle tante notti di ronda, che si verificò l’evento che lo consacrò alla storia. Il giovane Martino, in qualità di “circitor” aveva il compito di ispezionare i posti di guardia e di sorvegliare le guarnigioni. Una notte, durante i suoi controlli, vide un povero mendicante seminudo e sofferente, e subito, senza pensarci due volte, tagliò in due il suo lungo mantello militare donandolo al povero mendicante infreddolito. La notte seguente gli venne in sogno Gesù, rivestito proprio con il suo famoso mantello. L’indomani, al suo risveglio, il suo mantello risultò integro. Tale avvenimento segnò profondamente l’animo di Martino, che successivamente si convertì al Cristianesimo e si fece battezzare. Dopo tale evento, acquisì popolarità in pochissimo tempo affinché, a causa della volontà popolare, potesse continuare con maggiore efficacia la propria opera di evangelizzazione, soprattutto nelle campagne. Martino venne ordinato vescovo di Tours. Successivamente morì a Candes l’8 novembre 397. I suoi funerali si celebrarono l'11 novembre. San Martino viene ricordato in particolar modo, per il suo forte senso di giustizia, per essersi schierato sempre a sostegno dei più deboli e per aver lottato contro l’eresia ariana. Numerosi sono gli usi e le tradizioni popolari legati a tale ricorrenza. Nel secolo scorso, in Italia, vi era ad esempio l’usanza di far coincidere tale data con l’apertura delle scuole, iniziare le attività dei tribunali e persino far coincidere varie tipologie di contratti in campo agricolo o locatizio. Durante tale giornata, si era soliti organizzare anche una grande fiera, dove era possibile acquistare il bestiame: mucche, buoi, tori, capre, e montoni. L'11 novembre è una ricorrenza anche nota come “Estate di San Martino”, poiché di solito in quella settimana l'autunno si fa più mite e non è raro incontrare giornate molto soleggiate.


In Italia è una festa molto apprezzata, specialmente in alcune regioni della nostra bellissima penisola, che da nord a sud ci regala tante interessanti tradizioni e piatti tipici in onore di tale giornata.


«A San Martin el mosto se fa vin»


Da sempre la festa di San Martino è associata alla maturazione del vino novello e rappresenta quindi, un po’ lungo tutta la nostra penisola, un’occasione per festeggiare con il vino appena maturato e le castagne.

Nel Veneto vi è l’usanza, in vista di tale giornata, che i contadini concludano il lavoro nei campi e di far iniziare quello del travaso del vino dai tini.

Per le strade dell’incantevole Venezia, sarà facile incontrare gruppi di bambini con le corone di cartapesta e lunghi mantelli che, scalpitanti, battono pentole e coperchi e recitano poesie e filastrocche per festeggiare San Martino e chiedere ai commercianti della zona qualche lauta ricompensa golosa. Dal punto di vista culinario, si era soliti preparare un dolce tipico di pasta frolla, con la forma del santo a cavallo e armato di spada, ricoperto di cioccolato e con tante codette di zucchero colorate.


Scendendo verso giù, anche in Abruzzo si festeggia tale ricorrenza, con una festa dal nome alquanto bislacco: “La festa dei Cornuti” con la quale, in modo un po’ goliardico, si celebrano i traditi in amore.

Anche in Sicilia tale festività è molto apprezzata, nel Palermitano ad esempio, un piatto tipico e molto apprezzato sono i biscotti di San Martino all’anice e inzuppati nel famoso moscato di Sicilia.

La festività in onore di San Martino non si esaurisce solo tra miti, tradizioni, e cucina, ma ha occupato e tuttora occupa un ruolo importante all’interno delle opere di grandi poeti e scrittori. Celeberrima è la poesia del grande Giosuè Carducci “San Martino”, ma non soltanto: altri celebri riferimenti alla festività sono presenti nella poetica di Giovanni Pascoli con la sua “Novembre”, e in quella di Nano Giustino, con la sua opera analogamente intitolata “San Martino”, una filastrocca che racconta la “Storia del Taglio del Mantello”.

Gisella Carullo



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